«Solo a casa, sto facendo una doccia. All'improvviso un dolore al petto, il cuore inizia a battere fortissimo. Ho la certezza che non uscirò vivo dal bagno...»
Racconta Giovanni Allevi: «Sono solo a casa. Mi svesto e vado sotto la doccia. Le prime gocce scendono sul corpo e all’improvviso arriva il terrore; vedo solo le piastrelle del bagno distorte: oblique formano dei rombi. È la fine. Qualcosa che è indipendente dalla mia volontà mi sta portando alla morte. Non uscirò vivo da questo bagno, ne sono sicuro, questi sono i miei ultimi minuti di vita».
Ecco la confessione del compositore sui suoi attacchi di panico.
«Il fastidio al petto è insopportabile e il cuore inizia a battermi fortissimo. Riesco solo a pensare che non si può morire in un modo così stupido. Cerco di reagire. Visto che ho a disposizione forse ancora pochi secondi, devo fare di tutto per non restare solo. Se dovessi svenire nessuno mi soccorrerebbe, meglio scendere in strada! Entro in farmacia. Il farmacista dice che con questo caldo è normale, sicuramente avrò la pressione al minimo. Me la misura. È alta. Mi chiede se è un periodo di stress. "Certo!" gli rispondo. "Probabilmente lei ha una crisi di ansia, deve tornare a casa e starsene tranquillo".
Comincio ad avvertire una rabbia crescente: inizio a correre e a saltare per il nervoso.
In genere in presenza di altre persone sono sorridente, non questa volta. Ho iniziato da poco a conoscere il mio panico e già sono alla ricerca di una via d’uscita per bloccare il circolo vizioso della paura che alimenta la paura. Capisco che è meglio non pensare al mio stato e farmi cullare dalle note di una melodia dolcissima che faccio girare in loop nella mia testa, a volume altissimo. Quella melodia dolce e avvolgente diventa la colonna sonora del mio terrore. E io mi affido a lei. Al pronto soccorso un’anziana infermiera mi fa l’elettrocardiogramma. Io guardo il soffitto bianco, un po’ rovinato, e cerco di nuovo lei, quella melodia, come fosse un orsacchiotto da abbracciare teneramente. Mi fa bene seguire le sue note. Sicuramente è in una tonalità con i bemolle. Le tonalità con i bemolle sono morbide. Una dottoressa mi preleva un campione di sangue e io non mi lascio spaventare. In genere ho il terrore delle punture, ma questa volta ci sono esigenze più importanti.
Per i risultati delle analisi devo aspettare almeno un’ora e mezzo. Un valore del sangue decreterà con certezza se c’è un problema al cuore. "Dottoressa, che cosa ho?". "Vediamo dalle analisi se è il cuore, ma potrebbe anche essere un attacco di panico: mi tolga una curiosità... Ma lei è quel famoso..."."Sì, sono proprio io!", sorrido per la prima volta. "È in un periodo intenso?". "Altroché... da due mesi sono in giro per il mondo". La dottoressa è una donna molto forte: la sua voce da contralto vuole rassicurarmi esitando con dolcezza, ma i suoi gesti sono decisi.
Esco e vado a sedermi, c’è da aspettare l’esito delle analisi. Non ho nulla, tutti i valori sono nella norma, il cuore è a posto. Ho avuto "solo" un attacco di panico. Prendo il taxi per tornare a casa ed è l’una di notte. Torno a respirare, torna la normalità.
Tempo dopo, vado a trovare un amico a New York. Gli racconto del mio attacco di panico. Lui mi risponde con un sorriso diabolico: "Benvenuto nel club!". Si volta e da una dispensa prende una boccetta piena di pasticche. "Tutta New York è tenuta sotto controllo da queste pasticche!".
Mi racconta che dopo l’11 settembre sono aumentati a dismisura i casi di attacco di panico e l’approccio americano alla malattia è risolto con una pasticca. Malattia? Nei giorni a seguire cerco su internet tutte le informazioni possibili sul panico. Leggo ovunque di un senso di impossibilità e soffocamento per situazioni familiari o lavorative difficili quali causa del panico, che si risolvono cambiando drasticamente i fattori ambientali... Aiutati da una pasticca.
Ora benedico il mio male
Ma io... ero felicissimo! Ero in paradiso, nel culmine della mia espressione artistica! Come posso pensare che sia una malattia? Cosa c’è di soffocante nella mia storia? Non ci sto a considerarlo così. Qualunque cosa fosse, è arrivata al momento giusto. Poi rifletto sulla parola. Panico è Pan, il dio Tutto. Il Tutto.
All’improvviso mi è chiaro che il panico non è l’incontro con un vuoto paralizzante, ma è l’esperienza del nostro tutto, della dirompente energia creativa che è dentro ognuno di noi! Sono stato travolto dal tutto, dal troppo, da un’emozione incontenibile, proprio nel momento in cui mi sono fermato. Qualunque cosa fosse, ho benedetto il mio panico».
Giovanni Allevi (testo tratto da La musica in testa, Rizzoli, 2009).